A pochi chilometri da Staiti, sorge la chiesa di Santa Maria de’ Tridetti. Il monumento si presenta oggi come un prezioso gioiello eroso dal tempo la cui antica chiesa, probabilmente, faceva parte di un convento ormai scomparso. Parte della navata centrale, così come parte delle pareti laterali e della cupola, sono andati persi per sempre, anche se rimangono ancora in piedi il corpo della zona presbiteriale, con un piccolo accenno di cupola, e la facciata d’accesso alla chiesa.
La sua datazione appare assai controversa: secondo alcuni studiosi è da ritenersi che la chiesa sia stata edificata nella seconda metà del XI secolo, altri invece sostengono che sia stata costruita nella prima metà del XII secolo. Certa invece la collocazione del monumento in un’epoca successiva all’occupazione normanna della Calabria (conclusa nel 1060 con la presa di Reggio), pur rimanendo forti le influenze di una tradizione bizantina ancora largamente dominante nella cultura e nelle arti calabresi degli anni successivi alla conquista.
Nella chiesa di Santa Maria de’ Tridetti si riscontra una matura fusione di motivi occidentali e orientali, che realizza uno dei primi esempi di quella tipologia basilicale a tre navate con transetto non sporgente tripartito e triabsidato, che nel XII secolo troverà larga diffusione nell’architettura greco-calabra e siciliana.
Di chiaro stampo islamico è il largo uso di archi ogivali che, presenti lungo le navate, si ripetono, in dimensioni più ampie, sulla facciata di accesso, tra navata centrale e presbiterio e nell’arco di collegamento tra bema e abside centrale.
Singolare è il motivo delle finte colonne realizzate in dischi di cotto e incassate nei due spigoli dell’arco dell’abside centrale. Tali pseudo-colonne sono sormontate da capitelli ionici di spoglio capovolti attribuibili probabilmente al gusto bizantino. Le altre semicolonne addossate ai pilastri della navata sono, invece, sormontate da lastre lapidee scanalate di forma parallelepipedo.
Di particolare interesse è la forma della cupola, i cui resti lasciano chiaramente dedurre una conformazione geometrica e spaziale riferibile ad una tradizione islamica. Evidente è l’analogia con la cupola della vicina chiesa di S. Giovanni Vecchio a Bivongi e con la cupola di S. Anna a Palizzi. Esse ripropongono in Calabria lo schema, tipicamente islamico e presente in alcune architetture religiose siciliane, della qubba cupolata con nicchie angolari che mediano il passaggio dalla base quadrata all’imposta circolare della cupola emisferica.
Santa Maria de’ Tridetti, pur essendo destinata al rito greco, è una chiara testimonianza di una commistione di stili e di culture che dopo la caduta della dominazione bizantina troverà in questa chiesa e in altre analoghe calabresi e siciliane un evidente tentativo di sintesi. Archi ogivali di gusto islamico, conformazione geometrica della cupola di derivazione fatimita, pianta di tipo basilicale che unisce influenze latine ed esigenze di rito greco, trattamento cromatico in ciottoli e laterizi di gusto tipicamente bizantino, fanno di questo monumento una virtuosa testimonianza di integrazioni culturali che hanno prodotto espressioni architettoniche non riscontrabili in altre aree del Mediterraneo.